Costa d'Avorio: let's go collecting ...

Passa il tempo ...

Ciao,

... e non solo per la nostra partenza sempre più vicina, ne per la stagione delle piogge iniziata, ormai, alla stragrande! Ma anche per i pesci: le differenti condizioni del mio Synododntis (sedicente schall) all'arrivo (foto due), dopo un viaggio rocambolesco ed oggi (sei mesi dopo, foto tre/quattro).

Resta, sempre e comunque, maledettamente schivo e sfuggente ma tenendolo un minimo "sulla corda" a livello alimentare (non mi pare, comunque, che soffra troppo!!!) si riesce ad osservarlo almeno un minimo ...

Francesco
 

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Ed ora le "Tilapiacce" ...

Ciao,

... che non diventeranno mai colorate come una Aulonocara ma che comunque mostrano grossi progressi (le scaramucce sono cominciate ma, essendo ancora molto blande, credo che non riuscirò ad arrivare alla deposizione).

Anche qui crescita NON male (Mar. 2017 - Mag. 2018)... :104:.

Francesco
 

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Ieri è piovuto ...

Ciao,

... oggi la buriana è passata, Ma ... OhohOhohOhohOhohOhoh.

Francesco

PS: foto dalla rete
 

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E dopo tanta pioggia ...

Ciao,

... è bello asciugarsi al sole! Il più grande è un Turaco grigio (il cui nome scientifico dovrebbe essere Crinifer piscator), la seconda è una tortora non meglio identificata (quindi, credo, Streptopelia sp.).

Dell'ultimo (il più piccino), ripreso a meno di 20 metri di distanza con una lente 400 mm tutta "estesa" tanto per dare l'idea delle dimensioni, posso solo dire che qui è chiamato, confidenzialmente e da alcuni, "Nettarina".

Francesco
 

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Deposizione SI/Deposizione NO ...

Ciao,

NON lo so, ho cercato di curiosare ma (non volendo fare danni risultando troppo invasivo) sono rimasto col dubbio ... :104:.

Il movimento sotto il mucchietto di foglie (foto 03) è stato impercettibile ma - fortunosamente - lo ho notato. Dunque c'è qualcosa li sotto (foto 07)! Con un pò di prudenza (non si sa mai ...) comincio a cercare. AH!!! Eccoti, chi sei? ... Butto un occhiata furtiva sotto al tutto ma non vedo nulla (foto 08/09/18). Decido, qualsiasi cosa stia accadendo la sotto, di non insistere ulteriormente e "rimetto tutto a posto" (foto 21).

Dovrebbe trattarsi, riguardando le foto, una Pelomedusa subrufa. Comunque ... IN BOCCA AL LUPO!

Francesco
 

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Dove era ...

Ciao,

... e vattelapesca (sono immagini "ritrovate")! Comunque credo di ricordare fosse allo Zoo (in foto si vede un muretto) ma non saprei dire se "dentro" o "fuori" (le gabbie). Ci sono quelle residenziali (ovvero quelle ospitate) e le avventizie (quelle che, nel loro vagabondare, arrivano dalla vicina foresta del Banco).

A periodi irregolari cambiano gruppo di "appartenenza" ... :104:.

Francesco
 
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Difficile la classificazione di questa tartaruga sicuramente una Pelomedusiae ,in zona oltre alla specie Pelomedusa ci sono anche Pelusios.
 
Insetti ...

Ciao,

... gli insetti non sono precisamente il mio "forte" ma qui ce ne sono talmente tanti (e tanto colorati) che ho deciso - comunque - di dedicare almeno un post alle immagini che ho raccolto nel tempo. Ogni foto reca in aggiunta il luogo in cui la stessa è stata scattata.

Se qualcuno vuole cimentarsi nel loro "identikit" ... :104:.

Francesco

PS: forse non sono neppure tutti insetti in senso stretto. Spero vorrete perdonare ...
 

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Ciao,

... gli insetti non sono precisamente il mio "forte" ma qui ce ne sono talmente tanti (e tanto colorati) che ho deciso - comunque - di dedicare almeno un post alle immagini che ho raccolto nel tempo.

Vedrai fra poco in vietnam..... La prima farfalla è Papilio phorcas, l'ultima Papilio demodocus.

Ciao Enrico
 
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Ciao,

Gli insetti?!?!?!



Altra cosa che mi "scalda" pochissimo ...

Francesco

Capisco il tuo disappunto nell'andare in un paese senza ciclidi e pieno di insetti ma alle volte ci sono sorprese incredibili. Io in borneo di notte mettevo un lenzuolo davanti alla porta (aperta) dello chalet con la luce dentro accesa. In cinque minuti potevo vedere sul lenzuolo "cosi" mostruosi, sia per forma che per dimensioni. Di notte si vedono bene anche molte rane, i piccoli coccodrilli e i catfish.

Ciao Enrico
 
Ciao,

NO! Mi sono spiegato male, sono gli insetti che non mi "scaldano" ... TUTTO QUI! Per il resto la curiosità è forte, visto anche che - ad esempio - le Channa (vive) si trovano al mercato ... :104:.

Francesco
 
Una mamma ...

Ciao,

... molto premurosa ma - potenzialmente - molto "forastica".

Francesco
 

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Rane e ranocchi ...

Ciao,

... alcuni sono belli colorati. Tutti mi sono sconosciuti e tutti - ad eccezione di una rana, credo - frequentano/hanno frequentato il nostro giardino. La rana in piscina (si riconoscono le piccole mattonelle stile anni 60) è stata salvata da una situazione potenzialmente pericolosa: acqua con cloro e con, probabilmente, poche/nessuna possibilità di uscita.

Mi piacciono particolarmente il soggetto della seconda/terza foto e dell'ultima (uso a farsi vivo sempre dopo la pioggia). :104:

Francesco
 

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Certo che anche laggiù ...

Ciao,

... in Viet Nam non scherzano mica: Channa marulioides (quello più colorato è il maschio) ... OhohOhohOhoh.

Francesco
 

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La pietra nera ...

Ciao,

... o per dirla in francese: la pierre noire (che, ovviamente, non è quella sacra ai musulmani e venerata alla Mecca).

La Pietra Nera. È uno dei rimedi tradizionali della medicina africana (ma anche indiana, caraibica e latino-americana) è ritenuto efficace contro un numero “imprecisato” di accidenti vari. Al riguardo la medicina, cosiddetta, occidentale è possibilista verso alcune, ma non tutte, delle sue pretese virtù terapeutiche.

La “pietra” è il risultato della preparazione di pezzi di osso (o di corno) ottenuti dal femore della mucca ed è utilizzata come primo rimedio per assorbire - principalmente, ma non solo - il veleno dei rettili. Tradizionalmente la “pietra” viene preparata ricorrendo a differenti metodi di pulizia, essiccazione e cottura dell’osso (come già detto in specie il femore che è, per sua natura, altamente poroso) in modo da aumentare la sua superficie e renderla più assorbente.

Una volta preparata, la “pietra” neutralizza gli effetti letali del morso di serpente se viene posta tempestivamente a contatto con il punto d’ingresso del veleno. Si effettua un piccolo taglio sulla zona del morso e, una volta uscito il sangue, la si applica localmente. La “pietra”, in tal modo, assorbe il veleno riducendo la fatalità di un morso di serpente. Le pietre, dopo l’uso, devono essere bollite in acqua salata e rimanere a mollo nel latte fresco, e poi di nuovo essiccate per ripristinare le loro qualità di assorbimento.


Una prassi simile esiste anche in India (dove annualmente muoiono decine di migliaia di persone per morso di serpenti). Le medicine, e filosofie, tradizionali indiane: Ayurveda (e non solo) non contemplano, in caso di avvelenamento da serpente, la sieroterapia (largamente praticata, al contrario, dalla medicina occidentale). La base del trattamento consiste – appunto - nella applicazione della “pietra nera” (nota anche come “pietra del serpente”) nel punto colpito.


Si tratta un carbone animale che si ottiene dalle ossa calcinate al fuoco: applicandolo sul morso la “pietra” grazie al suo potere assorbente estrae il veleno inoculato. Dopo l’assorbimento del veleno stesso la pietra si stacca dalla cute ad indicare che la sua azione è terminata. Un'altra possibile prassi di "rigenerazione" consiste nel lavaggio nel latte, risciacquo (in acqua) e, anche in questo caso, asciugatura al sole prima del successivo riutilizzo.

Una ulteriore pratica del genere – a testimoniare l’omogeneità di certe credenze ma anche di certi rimeni di medicina tradizionale – viene pratica nelle pianure siberiane utilizzando allo scopo il corno del cervo (il pantui, da millenni utilizzato nella medicina tradizionale cinese) ricco di “pantocrina” una sostanza che si ritiene abbia elevate proprietà antitossiche (assumibile per bocca, per iniezione o per contatto ed efficace anche contro intossicazioni e casi di setticemia).

Posseggo una “pietra nera” (che mi è stata donata): quella in mio possesso – da utilizzarsi rigorosamente assieme a succo di limone - è dichiarata efficace contro (tra l’altro): morsi di serpenti e punture varie, avvelenamenti di altro tipo, febbre ti.foi.de, diarrea, diabete, malattie degli organi genitali, emicrania, sinusite, ulcera, impotenza sessuale, tagli da machete (!!!).

Conosco personalmente un ricercatore universitario che asserisce di essersi curato (avendo ricevuto un morso potenzialmente letale) con la “pietra” in questione e di aver evitato, grazie alle proprietà curative della stessa, potenziali complicazioni anche molto gravi.

Alcune “pietre nere” erano presenti nelle dotazioni di pronto soccorso di parte delle spedizioni che ho effettuato all’interno della Costa d’Avorio.
Francesco
 

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