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Costa d'Avorio: let's go collecting ...

Tornando ai Cardisoma, per un attimo ...

Ciao,

considera che, anche se hanno una dieta prevalentemente vegetariana (specialmente foglie di mangrovia, f iori e frutti)

Per adesso - ieri - gli ho offerto un pezzetto di ... POLPA DI GRANCHIO! Accettato senza problema ... :104:.

Per riprendere l'argomento chela amputata quello che non capisco è perchè si è "auto-inflitto" la mutilazione?

Francesco
 
Tanzania DUE - Zanzibar

Ciao,

Vado a concludere ... :104:

24.02.18: prima giornata, del tutto, “zanzibarica” (si dirà?) … Sveglia – manco a dirlo – antelucana, colazione (da rutto triplo), contatto col “Diving” e primo tuffo (entrambi non eccelsi).
Questa immersione, pur meno stringente di altre nei modi di effettuazione, è – comunque – un “Check Dive”: si tratta, insomma di una immersione “di controllo” volta a verificare le effettive conoscenze/capacità di sub appena arrivati.

Si tratta di una procedura di sicurezza adottata da tutte le principali organizzazioni che svolgono attività subacquea ricreativa, accetto di buon grado.


I colori di Zanzibar sono notevoli così come il calore (Mamma MAI!!!) ma l’ambiente è difficile da decifrare: non è (più) Africa ma non è (ancora) Asia. Si tratta di una bizzarra mescolanza di colori, etnie e culture che non saprei però dire quanto scorra piana e pacifica: ad esempio l’intestazione dei moduli di richiesta dei visti recita (testuale)”: “Governo Rivoluzionario di Zanzibar”.

L’impronta islamica – che NON vuol dire per forza terrorismo di medesima matrice – è molto forte, potrei dire quasi assoluta anche se la “vita di tutti i giorni” non sembra manifestare frizioni eccessive né si parla, per quanto ho potuto comprendere, di episodi di intolleranza religiosa.

Politicamente - a livello internazionale – Zanzibar è parte della “United Republic of Tanzania”. Il nome Tanzania è stato adottato, mutandolo dal precedente Tanganica, nel 1964 a seguito di rivolgimenti politici all'interno del paese: deriva, appunto, dalla fusione tra “Tanganica” e “Zanzibar”

All'interno del paese, al contrario, Zanzibar, gode di un elevato livello di autonomia, con strutture politiche, amministrative e persino sportive (come il locale campionato di calcio, con relativa squadra nazionale) sue proprie. La struttura polita/burocratica/amministrativa di Zanzibar (come si evince dai moduli di richiesta visto) è denominata "Governo Rivoluzionario di Zanzibar"! Ho detto tutto ...



25.02.18: doppia immersione. Nei giorni a venire proseguiremo con due tuffi al giorno, entrambi la mattina (ritengo che le condizioni del mare possano rendere difficile l’attività pomeridiana e – visti i programmi - anche il Centro Immersioni sembra pensarla alla stessa maniera).

La seconda parte del nostro viaggio “mordi e fuggi” è arrivata al giro di boa: non male, Leonardo è molto carico, ma ormai ho la sensazione di trovarmi più a mio agio in savana/foresta/fiume: INGREDIBBULI!!! Allo stesso modo, ancora una volta, ho riflettuto sul come ascoltare e comprendere davvero la “Canzone della Foresta” è cosa difficile perché solo ad alcuni tocca, o sembra toccare, le corde giuste.

Le maree di Zanzibar sono incredibili: al massimo della “alta” corrisponde, al culmine della fase opposta, una “bassa” che arretra anche di parecchie decine di metri. Nelle pozze di marea che il movimento d’acqua lascia dietro di se si possono fare osservazioni interessanti.

26.02.18: ancora due tuffi.

Che mi consentono di affrontare di persona, dopo l’allagamento della mia videocamera subacquea, l’eterno dualismo “Made in Italy” Vs. “Esterofilia”. Uso da tempo – con soddisfazione una fotocamera subacquea compatta di produzione giapponese - che nei suoi stringenti limiti di uso, sostanzialmente il limite di profondità operativa fissato a 10 metri, non perde un colpo. Ovviamente NIENTE NOMI! Per il mio – nell’occasione - esordio “video-sub” ho scelto una action-cam italiana ed un illuminatore “Made in USA”. Di nuovo NIENTE NOMI ... Bene, si fa per dire: chi credete che, alla terza uscita, mi abbia lasciato a piedi?

27.02.18: ultimo giorno “pieno”. Domani – con la usuale tragedia logistica malamente congegnata dal nostro, sedicente, tour operator – rientriamo a casa: la nostra, purtroppo ancora per poco, casa africana.

Dovendo – in chiusura - pensare ad una cosa del mare di Zanzibar direi … I SUI COLORI. Quando il sole è alto nel cielo sulla tavolozza del mare sono presenti tutte le tonalità di blu e di azzurro possibili che sono inframmezzate da irregolari macchie verdi ed anche, alle volte … gialle (immagino per il tipo di fondo sottostante). Incredibile, da vedere per credere!

28.02.18: oggi si contano le solo operazioni di chiusura: saldo dei conti, mance, pacchi, valigie, qualche souvenir, saluti, schifidini varie.

Serpeggia un lieve nervosismo ed un po’ di tristezza: domani sarà Abidjan. Il mare è bello da mozzare il fiato, il vento soffia gentile tra le palme. L’invidia per i nuovi arrivati, che hanno tutto il loro soggiorno davanti a loro, corre “fra le righe”. Proseguiamo ...

Si fa sera: aeroporto – tristo - di Dar es Salaam. Dopo 20 minuti di pacioso volo dall’isola sino a qui inizia l’attesa per arrivare a Nairobi. Praticamente passo una notte a “vegliare” i bagagli ad evitare il rischio che i soliti figuri …

01.03.18: sorge alto nel cielo il sole. Dopo una notte oriBBile, dopo una attesa infinita, dopo una marea di seccature (includendo il mio marsupio, pieno di ogni ben di Dio, perso e ritrovato fortunatamente intatto), dopo tutto e tutti … infine l’aereo – destinazione Abidjan – si avvia.

Si posiziona in pista, il pilota “da manetta” e inizia la corsa di decollo. Poi, di botto, pianta una terrificante frenata che scuote tutto vigorosamente. Interdetto silenzio generale, qualche accenno sparso di panico … infine, serafico, il pilota annuncia di aver “abortito” il decollo (a dire il vero a molti, me compreso, il dubbio era già venuto), il motivo? Si è, banalmete, staccato/aperto un finestrino della cabina di pilotaggio!!!

Il tutto è avvenuto – pur in corsa – a “terra” (quindi senza l’intervento – molto invasivo ma parimenti necessario in tali situazioni se registrate in volo - dei meccanismi automatici di ausilio in caso di depressurizzazione dell’ambiente) ragione per cui la procedura per il nuovo decollo risulta relativamente rapida (riparazione, verifica e rifornimento).

Con circa un’ora e mezzo di ulteriore attesa rispetto al sul previsto, lasciamo il suolo keniota in direzione dalla CdA dove arriviamo, appunto in gran ritardo, ma senza ulteriori ambasce. Di nuovo è … GAME OVER!

Francesco

PS: temo che - stante quanto ci aspetta - questa sia stata l'ultima nostra avventura di questa lunga permanenza africana. Se - come - penso lasceremo a settembre ciò avverrà alle soglie del quinto "compleanno" (che cadrebbe in ottobre, 2018) ...
 

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Tanzania - La "Battaglia" di Kati Kati

Ciao,

Dormire in un campo "tendato" è esperienza da fare - in Africa - almeno una volta. Ecco come è andata l'ultima volta ... :104:.


Cala la sera sul Serengeti. Iniziano, di soppiatto, le manovre diversive del nemico: agili gruppi di incursori (iene) si annunciano con risa sgangherate manovrando attorno al campo mentre i reparti pesanti (elefanti) segnalano le posizioni su cui sono schierati con richiami poderosi … La guarnigione del campo effettua le prime manovre diversive di alleggerimento.

È, ormai, notte: ordini gutturali (un leone che ruggisce da lontano) impartiscono disposizioni agli attaccanti …

Gazzarra, rumori, grida, stridi, versi e richiami ... l’avvicinamento prosegue. I difensori ricorrono al lancio, ripetuto, di “artifici sonori” (dei comuni, quanto fragorosi, botti). La situazione è in stallo …

Poi, mentre il bailamme prosegue – e le truppe nemiche continuano le loro manovre - viene schierato un rozzo “lanciafiamme”. È la strategia risolutiva: gli attaccanti ripiegano rapidi, protetti dal buio, sulle rispettive posizioni di partenza.

La guarnigione a difesa del campo ha, infine, respinto gli assalitori. Si può andare a dormire: nella piana - è mezzanotte passata - è tornata la calma.


:emiticon_3d_Yes:


Francesco
 
Cardisoma armatum - VIDEO

Ciao,

Ecco il mio "granchione" ... :104:.


Le immagini (riprese il giorno dopo l'arrivo) sono leggermente sfuocate perché riprese attraverso il vetro. Il ragazzo mangia (di tutto e con voracità: frutta, verdura, pesce, carne) e sembra comportarsi in modo naturale ma è (ancora?) timidissimo. Illumino la vasca con alcuni "led blu" e mi muovo, attorno ad essa, con circospezione ma appena nota un minimo movimento fugge a rintanarsi nella piccola "grotta" a destra nel suo, altrettanto piccolo, terrario.

Forse sta un pò stretto ma è una permanenza assolutamente pro-tempore (vista la nostra prossima partenza), prevedo - al netto di complicazioni - un soggiorno presso di noi non superiore a tre mesi (e forse meno ...).

Concludo con una domandona: MASCHIO?

Francesco

PS: la colonna sonora - addirittura ... - è costituita da musica che ho, personalmente, registrato a Zanzibar.
 
Concludo con una domandona: MASCHIO?

Al minuto 2:11 si intravede qualcosina e sembra maschio ma per una certezza dovresti inquadrarlo bene da sotto. Mi ero dimenticato di risponderti riguardo l'autoamputazione. Di solito succede per stress eccessivo, non solo nei crostacei ma anche in fasmidi, mammiferi o altri animali.

Ciao Enrico
 
Ciao,

Stress? NON fatico a crederlo ... quando li compri prendi dei "grappoli" di povere bestie legate come salami (per impedire loro di difendersi con le chele) che stanno appesi sotto il sole cocente, lungo la strada, per ore e giorni.

Francesco
 

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Ciao,

Vado a concludere ... :104:

24.02.18: prima giornata, del tutto, “zanzibarica” (si dirà?) … Sveglia – manco a dirlo – antelucana, colazione (da rutto triplo), contatto col “Diving” e primo tuffo (entrambi non eccelsi).
Questa immersione, pur meno stringente di altre nei modi di effettuazione, è – comunque – un “Check Dive”: si tratta, insomma di una immersione “di controllo” volta a verificare le effettive conoscenze/capacità di sub appena arrivati.

Si tratta di una procedura di sicurezza adottata da tutte le principali organizzazioni che svolgono attività subacquea ricreativa, accetto di buon grado.


I colori di Zanzibar sono notevoli così come il calore (Mamma MAI!!!) ma l’ambiente è difficile da decifrare: non è (più) Africa ma non è (ancora) Asia. Si tratta di una bizzarra mescolanza di colori, etnie e culture che non saprei però dire quanto scorra piana e pacifica: ad esempio l’intestazione dei moduli di richiesta dei visti recita (testuale)”: “Governo Rivoluzionario di Zanzibar”.

L’impronta islamica – che NON vuol dire per forza terrorismo di medesima matrice – è molto forte, potrei dire quasi assoluta anche se la “vita di tutti i giorni” non sembra manifestare frizioni eccessive né si parla, per quanto ho potuto comprendere, di episodi di intolleranza religiosa.

Politicamente - a livello internazionale – Zanzibar è parte della “United Republic of Tanzania”. Il nome Tanzania è stato adottato, mutandolo dal precedente Tanganica, nel 1964 a seguito di rivolgimenti politici all'interno del paese: deriva, appunto, dalla fusione tra “Tanganica” e “Zanzibar”

All'interno del paese, al contrario, Zanzibar, gode di un elevato livello di autonomia, con strutture politiche, amministrative e persino sportive (come il locale campionato di calcio, con relativa squadra nazionale) sue proprie. La struttura polita/burocratica/amministrativa di Zanzibar (come si evince dai moduli di richiesta visto) è denominata "Governo Rivoluzionario di Zanzibar"! Ho detto tutto ...



25.02.18: doppia immersione. Nei giorni a venire proseguiremo con due tuffi al giorno, entrambi la mattina (ritengo che le condizioni del mare possano rendere difficile l’attività pomeridiana e – visti i programmi - anche il Centro Immersioni sembra pensarla alla stessa maniera).

La seconda parte del nostro viaggio “mordi e fuggi” è arrivata al giro di boa: non male, Leonardo è molto carico, ma ormai ho la sensazione di trovarmi più a mio agio in savana/foresta/fiume: INGREDIBBULI!!! Allo stesso modo, ancora una volta, ho riflettuto sul come ascoltare e comprendere davvero la “Canzone della Foresta” è cosa difficile perché solo ad alcuni tocca, o sembra toccare, le corde giuste.

Le maree di Zanzibar sono incredibili: al massimo della “alta” corrisponde, al culmine della fase opposta, una “bassa” che arretra anche di parecchie decine di metri. Nelle pozze di marea che il movimento d’acqua lascia dietro di se si possono fare osservazioni interessanti.

26.02.18: ancora due tuffi.

Che mi consentono di affrontare di persona, dopo l’allagamento della mia videocamera subacquea, l’eterno dualismo “Made in Italy” Vs. “Esterofilia”. Uso da tempo – con soddisfazione una fotocamera subacquea compatta di produzione giapponese - che nei suoi stringenti limiti di uso, sostanzialmente il limite di profondità operativa fissato a 10 metri, non perde un colpo. Ovviamente NIENTE NOMI! Per il mio – nell’occasione - esordio “video-sub” ho scelto una action-cam italiana ed un illuminatore “Made in USA”. Di nuovo NIENTE NOMI ... Bene, si fa per dire: chi credete che, alla terza uscita, mi abbia lasciato a piedi?

27.02.18: ultimo giorno “pieno”. Domani – con la usuale tragedia logistica malamente congegnata dal nostro, sedicente, tour operator – rientriamo a casa: la nostra, purtroppo ancora per poco, casa africana.

Dovendo – in chiusura - pensare ad una cosa del mare di Zanzibar direi … I SUI COLORI. Quando il sole è alto nel cielo sulla tavolozza del mare sono presenti tutte le tonalità di blu e di azzurro possibili che sono inframmezzate da irregolari macchie verdi ed anche, alle volte … gialle (immagino per il tipo di fondo sottostante). Incredibile, da vedere per credere!

28.02.18: oggi si contano le solo operazioni di chiusura: saldo dei conti, mance, pacchi, valigie, qualche souvenir, saluti, schifidini varie.

Serpeggia un lieve nervosismo ed un po’ di tristezza: domani sarà Abidjan. Il mare è bello da mozzare il fiato, il vento soffia gentile tra le palme. L’invidia per i nuovi arrivati, che hanno tutto il loro soggiorno davanti a loro, corre “fra le righe”. Proseguiamo ...

Si fa sera: aeroporto – tristo - di Dar es Salaam. Dopo 20 minuti di pacioso volo dall’isola sino a qui inizia l’attesa per arrivare a Nairobi. Praticamente passo una notte a “vegliare” i bagagli ad evitare il rischio che i soliti figuri …

01.03.18: sorge alto nel cielo il sole. Dopo una notte oriBBile, dopo una attesa infinita, dopo una marea di seccature (includendo il mio marsupio, pieno di ogni ben di Dio, perso e ritrovato fortunatamente intatto), dopo tutto e tutti … infine l’aereo – destinazione Abidjan – si avvia.

Si posiziona in pista, il pilota “da manetta” e inizia la corsa di decollo. Poi, di botto, pianta una terrificante frenata che scuote tutto vigorosamente. Interdetto silenzio generale, qualche accenno sparso di panico … infine, serafico, il pilota annuncia di aver “abortito” il decollo (a dire il vero a molti, me compreso, il dubbio era già venuto), il motivo? Si è, banalmete, staccato/aperto un finestrino della cabina di pilotaggio!!!

Il tutto è avvenuto – pur in corsa – a “terra” (quindi senza l’intervento – molto invasivo ma parimenti necessario in tali situazioni se registrate in volo - dei meccanismi automatici di ausilio in caso di depressurizzazione dell’ambiente) ragione per cui la procedura per il nuovo decollo risulta relativamente rapida (riparazione, verifica e rifornimento).

Con circa un’ora e mezzo di ulteriore attesa rispetto al sul previsto, lasciamo il suolo keniota in direzione dalla CdA dove arriviamo, appunto in gran ritardo, ma senza ulteriori ambasce. Di nuovo è … GAME OVER!

Francesco

PS: temo che - stante quanto ci aspetta - questa sia stata l'ultima nostra avventura di questa lunga permanenza africana. Se - come - penso lasceremo a settembre ciò avverrà alle soglie del quinto "compleanno" (che cadrebbe in ottobre, 2018) ...

Belle foto Francesco ma a Zanzibar dove sei stato?Costa est (Kiwengwa)?,Costa ovest?,o altro....hai fatto immersioni a Pemba island?

Nonostante la sfortuna dell'allagamento della macchina fotografica sei comunque riuscito a fare foto e questa è una buona cosa.
 
Marco,

Abbiamo fatto immersioni nella parte dell'isola più vicina a Dar es Salaam, per capirci. Le foto le ho scattate con la Fuji (parte) e con la Nikon (altre, quelle prese "fuor d'acqua"). Non siamo andati a Pemba.

Devo dire che - colori della superficie a parte, specie con sole forte - dal mare di Zanzibar mi aspettavo molto di più: reef abbastanza degradato e- magari legato alla stagionalità - tanto (troppo) plancton in sospensione ...

Francesco
 
Io sono stato 15 giorni dalla parte opposta come base...ho potuto fare anche tre tuffi al giorno e devo dire che le immersioni fatte nell'oceano indiano sono migliori di quelle fatte nel canale tra Zanzibar e la Tanzania...Mnemba island e Pemba island sono per le immersioni il massimo sia per visibilità che per quantità di animali ....sono zone protette tempo fà caricai molte foto anche di questa zona http://www.ciclidi.net/17-fotografi...to-in-natura/page7?highlight=fotografianatura
 
Ciao,

Stress? NON fatico a crederlo ... quando li compri prendi dei "grappoli" di povere bestie legate come salami (per impedire loro di difendersi con le chele) che stanno appesi sotto il sole cocente, lungo la strada, per ore e giorni.

Francesco

Rimanendo sui cardisoma metto una foto del cugino americano, un tipetto aggressivo che ho incontrato sulla strada fra villahermosa e ciudad del carmen, all'altezza dei pantani di centla, nello stato messicano di tabasco. Mi aspettava sulla strada a chele aperte e lo stavo quasi investendo. Per fortuna, l'ho visto da lontano e sono riuscito a frenare. Poi, non sopraggiungendo altre auto, sono sceso dalla macchina e a fatica l'ho spostato ai lati della strada. Quando me ne sono andato continuava ancora a minacciare mia figlia che gli faceva le foto. Sia qui che sulla costa dello yucatan, campeche o quintana roo ce ne sono tantissimi e le tane sono a meno di un metro di distanza l'una dall'altra. Sembrano sopportarsi bene nell'affollamento e anche durante le migrazioni (qui sono milioni) non mostrano molta aggressività. Però prova a mettere in un terracquario due esemplari..... Interessantissima la simbiosi con il killi kryptolebias marmoratus e decine di specie di zanzare.

690(2).jpg

Il tipetto, notare la chela da combattimento.

692(2).jpg

Il suo habitat ai lati della strada.

Ciao Enrico
 
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Ciao,

Sembra che, questa volta, io sia stato fortunato. I granchi presenti qui (ancora abbastanza numerosi ad onta di una caccia forsennata. In un paese alla fame sono una fonte di "sostanza" a costo zero e facilmente reperibile, sino a che dura ... ma ad una pancia vuota è difficile raccontare che così facendo in futuro ...) sono più piccoli e più colorati ... :104:.

DUE comportamenti del mio "ragazzo" trovo eclatanti: l'appetito (ha accettato senza fare storie, carne, pesce, pomodori, mele, banane, ananas, papaia, lattuga, granulato per pesci d'acquario ...) e l'attitudine allo "sterro" (che gli è valsa il nick di ... Bulldozer). Inoltre col progredire dei giorni - ma ancora sembra non fidarsi del tutto - sembra farsi meno schivo.

Francesco
 

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Tanzania & Zanzibar, ancora ...

Ciao,

Tornare in Tanzania 21 anni dopo è stata un'emozione incredibile, Sono state le nostre - brevi e sudate!!! - vacanze ... :100:.


L'alba sul Serengeti, l'immagine di apertura, è uno spettacolo che difficilmente dimenticherò ...

Francesco
 
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Ciao,

@pike_cichlids: si è (o dovrebbe essere, secondo la nostra guida) un Mamba nero ... quanto alla foto è stato un attimo: avevo la fotocamera in mano (già accesa), l'obiettivo (400 mm) alla, più o meno, distanza giusta (10/15 metri?), la guida ha "piantato" una gran frenata e ... CLICK/CLICK (due foto, una è quella postata) ....

Come vedi non è neppure intero perchè quando la testa iniziava ad (ri)infilarsi nell'erba la coda (dall'altra parte) era ancora nascosta. Sulla pista un 4x4 Toyota ci passava più che agevolmente: credo di essere stato di fronte ad un "peso massimo"!!!

@Miles: per me questa era (dopo il Lago Malawi nel 1997, VENTUNO ANNI!!!) la seconda volta. Mi aspettavo, in sincerità, qualcosa in più dal mare si Zanzibar. Ma va bene lo stesso ...

Spero anch'io di tornare prima o poi ma, con la prospettiva di tre/quattro/cinque anni di Asia, potrebbe risultare ancora meno semplice.

Francesco :68::73::72::71::69::70:
 
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Ciao,

Tornare in Tanzania 21 anni dopo è stata un'emozione incredibile, Sono state le nostre - brevi e sudate!!! - vacanze ... :100:.


L'alba sul Serengeti, l'immagine di apertura, è uno spettacolo che difficilmente dimenticherò ...

Francesco

Bellissimo viaggi Francesco...sicuramente non si dimenticano certe esperienze.
 
Le genti del Serengeti, qualche elementare nota etnografica.

Ciao,

Quanto segue non ha, ovviamente, nessuna pretesa di essere esaustivo e, meno che meno, di essere una verità assoluta. Orbene:

Per millenni popolazioni di “cacciatori-raccoglitori” hanno popolato la piana del Serengeti. In tempi più recenti tribù nilotiche e cuscite (vengono designate come cusciti tutte le popolazioni costituenti il substrato etnico più antico dell'Etiopia e delle regioni nordorientali del Sudan) entrarono, con i loro armenti nella zona mentre tribù di etnia bantu provenienti dal Lago Vittoria in seguito introdussero in zona l’agricoltura. Infine, negli ultimi duecento anni, i Maasai portarono le loro mandrie nel Serengeti alla ricerca di pascoli.

Il Serengeti è caratterizzato da una enorme varietà di culture. Nel seguito tratteggerò brevemente alcuni di questi gruppi: Hadzabe, Iraqw, Kuria, Maasai e Sukuma.

HADZABE.

Circa duemila Hadzabe vivono nella zona meridionale del Serengeti in prossimità del Lago Eyasi, il cuore pulsante dell’etnia Hadzabe. Al pari dei Bushmen (sudafricani) non vivono in accampamenti permanenti ma costruiscono piccole capanne temporanee nella savana. Alcuni di loro hanno iniziato a dedicarsi all’agricoltura ma la maggioranza vive ancora secondo le loro tradizioni cacciando, pescando e raccogliendo frutta, miele e radici. La tradizionale regola di vita degli Hadzabe è in pericolo per il diminuire della popolazione di animali selvatici (che li priva di una delle loro principali fonti di sussistenza) ma anche per le pressioni di altri tribù dedite alla agricoltura alla ricerca di nuovi spazi di coltura.

IRAQW

Una delle poche tribù della Tanzania a non appartenere al ceppo Bantu. Si tratta di genti cuscite, di origine etiopica, contraddistinte da peculiari caratteri somatici: altezza notevole, pelle chiara, fronte alta e zigomi prominenti li accomunano a tutte el altre popolazioni di origine cuscita. Non è chiaro quando siano entrati in Tanzania ma si ritiene tra 1.000 e 5.000 anni fa. Gli Iraqw mantengono, ancora oggi, una forte tradizione agricola coltivando grano, fagioli, sorgo, granturco sul versante sud-est degli altipiani di Ngorongoro.

KURIA

Le zona di origine dei Kuria è posta a cavallo dei confini di Kenya e Tanzania (presso Tarime). Poche delle loro tradizioni e cerimonie hanno resistito alla spinta del Cristianesimo e della moderna economia. Prevalentemente agricoltori i Kuria allevano anche bestiame per trarne carne e latte. In una regione fertile ma estremante povera coltivano granturco, fagioli e miglio per venderlo o farne baratto.

MAASAI

I pastori Maasai erano, in principio, assolutamente nomadi migrando tutto l’anno in piccoli gruppi sostenendosi con una dieta fatta di carne, latte sangue tratti dalle loro mandrie. La stretta osservanza di questo stile di vita era accresciuta delle loro credenze religiose e dalla proibizione di nutrirsi di animali selvatici o di prodotti dell’agricoltura. Attualmente gli "ideali pastorali" non vengono più rispettati in toto e molti di loro si sono avvicinati all'agricoltura anche per necessità economiche.

SUKUMA

I Sukuma vivono in un’area nota come “Usukuma” che si pone, geograficamente, nella zona orientale e meridionale del Lago Vittoria. Sono conosciuti come pastori ma molti di loro coltivano anche riso, cassava, patate e granturco. Alcuni coltivano cotone per fini commerciali (rivendita). Cardine delle loro agricoltura è lo sforzo congiunto di tutto il nucleo familiare volto alla corretta preparazione del terreno e crescita delle seminagioni per assicurare una abbondante disponibilità di cibo nel nuovo anno.



Francesco
 
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