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Laggiù nel Paese dei Ciclidi ...

Ciao,

Effettivamente i bracconieri usano Cam-Trap e Droni (altro argomento che devo decidermi ad affrontare, prima o poi: vorrei far volare il mio DJI!) per "tracciare" e poi - comunque è una attività pericolosa oltre che truffaldina - uscire sul campo con cognizione di causa, restando "esposti" il minimo indispensabile ...

Con le Cam-Trap puoi tracciare i movimenti delle varie "unità di controllo" e via discorrendo ... Si, EFFETTIVAMENTE puoi farlo! MA ...

... in una zona chiusa e limitata, controllata, sottoposta a vigilanza armata, con alti muri di cinta e sbarramenti con fili elettrici (450 V), impianti di sorveglianza a circuito chiuso e chi più ne ha più ne metta ... a che serve tutto ciò? ... MISTERO!!!

Comunque ormai sono "bruciato", posso solo aspettare e sperare che qualcuno si decida, finalmente, ad usare il cervello .... staremo a vedere.

Investigativi saluti.
Francesco

Per fortuna avevo, già, messo a magazzino parecchio materiale. :emiticon_3d_Yes:.
 
Ciao,

L'Africa, come è noto è terra di leggende: questa leggenda narra della giraffa, della bufagh e di quello che, tra loro, accadde tanto tempo fa ...​

Perché la giraffa e la Bufaga sono ottimi amici

(una leggenda del bush)

Agli albori del tempo, prima della venuta dell’uomo sulla terra, quando gli animali vivevano in pace un enorme incendio, scaturito da un fulmine, cominciò a diffondersi nel bush. L’erba secca tipica della stagione che precede le grandi piogge bruciava facilmente e, ormai, il fuoco si estendeva da un a capo all’altro dell’orizzonte. Impossibilitati ad arginare l’avanzata delle fiamme tutti gli animali si diedero alla fuga

Una coppia di bufaghe, che aveva il nido nel cavo di un albero posto nella direzione di avanzata delle fiamme e le cui uova avevano appena schiuso, chiedeva disperatamente aiuto a tutti gli animali in fuga dal fuoco ma loro, terrorizzati, non se ne curavano continuando la loro corsa in cerca di salvezza.

Quando ormai ogni speranza sembrava persa il Re delle Giraffe che, come gli altri animali si stava allontanando dal fuoco vide i due uccelli disperati e, interrompendo il suo regale avanzare, chiese loro cosa stesse accadendo. I due spiegarono come il fuoco fosse ormai vicino e di come disperassero di salvare i loro nidiacei impossibilitati ad allontanarsi. Il nido sarebbe stato presto preda delle fiamme …

Il Re delle Giraffe mosso a compassione si diresse subito, attraversano le fiamme ed il fumo denso, verso l’albero: sfruttando le sue lunghe gambe ed il suo lungo collo raccolse il nido e lo portò a salvamento.

Le bufaghe riconoscenti domandarono al Re delle Giraffe come avrebbero mai potuto sdebitarsi.Il Re delle Giraffe rispose calmo che le zecche che si annidavano nel suo pelo gli creavano fastidio e chiese loro di liberarlo dalla loro invadente presenza. Le bufaghe si misero, immediatamente, all’opera per lenire il dolore del salvatore dei loro piccoli. Il Re delle Giraffe trasse, dal loro intervento, grande sollievo.

Ancora oggi tutti coloro che si avventureranno nel bush vedranno le bufaghe muoversi lungo il collo ed i fianchi delle giraffe, entrando persino nelle loro orecchie, per portare a compimento la loro opera di pulizia nel rispetto di quell’accordo di assistenza stipulato in quell’epoca senza tempo che ancora oggi intendono rispettare.


saluti narrativi.
Francesco​

PS: La bufaga beccogiallo (Buphagus africanus) è un uccello passeriforme della famiglia Buphagidae che, effettivamente, svolge un prezioso lavoro di pulizia della pelle dei grandi mammiferi della savana rimuovendo dal loro pelo gli insetti di cui si nutre.
 
Ciao,

Quello in foto (anche se la foggia è decisamente poco africana) è un piccolo amuleto - che ho trovato sul cuscino del lodge dove ho soggiornato lo scorso week-end - destinato ad augurare "Lekker Slaap" (alla lettera: dormi bene) ovvero buon sonno.

Lekker Slaap 2.jpg

Lekker Slaap è Afrikaan e, ulteriormente, conferma il miscuglio di parole, e modi di dire, che lo compongono:

Lekker: sta per bene/buono/ben fatto, in breve qualsiasi cosa sia buona/ben fatta è ... Lekker!
Slaap: è, facilmente, assimilabile all'inglese sleep (dormire). Però simili, tutto sommato futili, fatterelli (mi) fanno pensare.

L'Afrikaan è uno degli interrogativi della mia permanenza in Sud Africa: vorrei impararne almeno i primi rudimenti, ma sospetto che in tale lingua - e questo mi trattiene un pò - ci sia, una sottile valenza razzista, nonostante le immancabili smentite di maniera. L'Afrikaan è la lingua dei "colored", come qui vengono definite le coppie "miste", e, in particolre modo, dei bianchi che (discendendo dai boeri) hanno fatto il bello ed il cattivo tempo fino alla fine dell'apartheid. C'è secondo me, in tale lingua e nel suo uso, un tentativo di tenere in vita "quello che fu" anche - purtroppo - in ragione dello sfacelo in corso nel paese.

L'Afrikaan è - a mio modo di vedere - una lingua dal futuro incerto, anche se i tempi saranno lunghi ...

La mia comunicazione, ad una conoscente italiana, della mia intenzione di impararlo ha ottenuto una risposta, breve e tagliente, che suonava come qualcosa del tipo: "perchè perdi tempo a studiare ua lingua morta?" La ragazza in questione vive qui stabilmente, ha sposato un sud africano (bianco) e parla un, tutto sommato, discreto Afrikaan. Eppure ...

Gli afrikaaner sembrano sentirsi una etnia "braccata": al supermercato una signora mi ha, impercettibilmente, sfiorato e, educatamente, è partita (in afrikaan) una lunga frase che sembrava voler essere di scuse, al mio (non avendo capito un ... tubero) sorry si è arrestata e con voce fredda mi ha "sparato" contro un ... "sei inglese?" seguito da , esaustivo, silenzio. Alla mia replica: "no, ssono italiano ..." ha mostrato subito un'espressione più distesa ed un largo sorriso ha chiuso "l'incidente".

Questo paese è, ancora e nonostante tutto, inquinato da una sorta di razzismo "bilaterale": l'Afrikaan sembra essere una delle armi di questa sfida in cui i neri "rifiutano" i bianchi e viceversa ...

Il monumentale capitano (nero) della nazionale di rugby (un tale personaggio è, un questo paese che vive di rugby e per il rugby, una sorta di "braccio destro" del Padre Eterno ...) ha sposato una donna bianca. Ha appena condotto la squadra (gli Springbok, qui noti anche col soprannome affettivo di Bokke) al quarto titolo mondiale: nel 2023, hanno stabilito il record di titoli mondiali vinti: quattro contro, ad esempio, i tre detenuti dagli All Blacks neozelandesi.

Eppure è "guardato male" dalla maggioranza nera di questo paese. Si dice abbia ricevuto minacce, neppure troppo velate.

Così vanno le cose in Sud Africa. NON è un bell'andare e NON sono belle le prospettive!

Francesco
 
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Ciao,

Sono a Durban (Kwa-Zulu Natal, il 4° porto dell'Africa e 10° al mondo per volume di affari). Questa, da sempre, è terra di genti di etnia Zulu.

Anche loro come tutti hanno una gestualità, e non solo, proprio. Di un aspetto peculiare di ciò ho preso conoscenza prima di entrare nel "black market" (Victoria St. Market, per la parte, diciamo, free-entry) quello dove tutto è in vendita e tutto (ma non scattare foto) è permesso

L'omologo di Abidjan in cui, anche lì sotto scorta, sono stato (una volta) ammesso è, al confronto, un ritrovo per educando.

Negli scarni rudimenti che, prima di entrare, la nostra guida (impensabile avventurarsi da soli li dentro) ci ha impartito mi ha colpito particolarmente il modo di indicare previsto dal "bon ton" locale ed il cui rispetto è mandatorio ad evitare incidenti dall'esito imprevedibile.

Da noi, e l'espressione non sempre è propriamente benevola, si usa dire "puntare il dito" ...

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... presso gli Zulu è lo stesso, forse il segnale è ancora più marcato: indicare ... "con l'indice" è considerato (eufemisticamente) offensivo, quindi nella vita di tutti i giorni si usa (es.: indicando l'oggetto che si vuole acquistare) il pollice.

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Paese che vai ...

Etnologici saluti.
Francesco
 
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Ciao,

Il lupo perde il pelo ma ...

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Ho lasciato, infine, la mega terrazza al 32° e sono ... "sceso sul campo". Ovvero sul lungomare (di Durban), lo spettacolo non è, purtroppo, edificante ...

Screenshot_20240206_120341_Gallery.jpg

Però, alla fine, si trova sempre qualcosa da fare (nelle fontane, in questo caso) ...


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Mentre si muovevano in acqua mi sono venuti in mente i Killy della laguna di Abidjan ...

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Ma ad una successiva osservazione, più ravvicinata, temo non lo siano.

In ogni caso affronteranno l'ostacolo (volo) che spero li porterà in vasca. Poi si vedrà ...

Acquariofili, ogni tanto ci vuole, saluti.
Francesco
 
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Ciao,

Arrivati (ieri sera) a casa una bella sorpresa era in attesa!!!

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L144 (Blue Eye Ancistrus) in giro per la vasca. Ne ho visti e contati 5 ma dovrebbero essere di più. Il vasca c'è solo la coppia, dovrebbero farcela.

Francesco
 
Ciao,

Si usa dire: Ragno? ... guadagno!

Però non so da dove provenga questo gioiello di saggezza popolare.

In ogni caso quando la mattina esci di casa (vai in giardino) ed "incespichi" in qualcosa che non c'era la sera prima ...

Screenshot_20240209_192237_Gallery.jpg

... l'ultima cosa che ti viene in mente è il detto proverbio.

Quando poi, con l'aiuto fondamentale di un amico entomologo scopri che: Nephila sp. ... e la sua classificazione è seguita da una postilla che recita:

... secernono un veleno alquanto potente e simile a quello della vedova nera ma senza conseguenze letali per gli esseri umani, cui provoca edemi e vesciche senza conseguenze.

Però poi mi dice: IO non la toccherei.

Saluti aracnoidei.
Francesco
 
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Ciao,

Risolti i problemi di connessione (internet) sto affrontando (sinora con scarso successo) quelli del G*Pro (diverse macchine/stessi problemi) non potendo utilizzare la cam-trap )ci riuscirò mai di nuovo) con la Nikon col "cannone" che è pesante, difficile da gestire e soprattutto ... "da nell'occhio" bisogna fare di necessità virtù ed arrangiarsi. Per fortuna, però, si possono fare comunque incontri ...

Alcuni sono piacevoli:

Kudu_A.jpg Kudu_B.jpg

Altri lo sono meno! Specie se ci "incespichi" dentro nel giardino di casa (dove è assolutamente lecito ci siano ma dove, partimenti, non te lo aspetti. Anche se non c'è una vera ragione per una simile certezza):

20240209_081933.jpg 20240209_081934.jpg 20240209_081944.jpg

Nephila sp. (la specie è presente anche nel Sud-Est asiatico: vista in VN dove, nei loro confronti sono molto più circospetti. Mi sembra di ricordare - ma non giuro - di averla vista anche in Brasile): Secerne - come dettomi da un amico entomologo - un veleno alquanto potente e simile a quello della vedova nera ma senza conseguenze letali per gli esseri umani cui provoca edemi e vesciche senza altre conseguenze.

Poi, concludendo mi dice: io non lo toccherei!

Peccato che io mi sia infilato "dritto dritto" nella sua ragnatela ... :emoticons-allegre-6.

Francesco
 

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Ciao,

Tutto averi pensato medi dovermi trovare nel mezzo di una torrida mattina dell'estate australe a dover vivere un simile flash-back orientale (anche se, ad onore del vero, cinese e non vietnamita).


Il Tempio Fo Guang Shan Nan Hua (佛光山南華寺, Fóguāngshān Nanhua Si) è il più grande tempio buddista e seminario dell'Africa, ed è situato nel sobborgo Cultura Park di Bronkhorstspruit, in Sudafrica. Vi si arriva con un’oretta di moto-guida (senza bisognio di esagerare) partendo da Pretoria.

È il quartier generale africano dell'Ordine Fo Guang Shan (Montagna Leggera del Buddha), copre oltre 600 acri (2,4 km2).

Fo Guang Shan (per i non adepti è noto come Nan Hua) è stato fondato nel 1967 dal Venerabile Maestro Hsing Yun, ed è un ordine monastico del Buddismo Cinese Mahayana.

Asiatici (rimembranti) saluti.
Francesco

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Il tempio principale è stato ufficialmente inaugurato nel 2005 dal settimo e (allora) capo abate mondiale, il Venerabile Hsin Pei.

3.jpg 5.jpg 6.jpg

Un briciolo di spiegazione: le prime due foto mostrano l'enorme estensione del luogo, la terza l'interno del tempio: l'ingresso è libero (indifferentemente fedeli e curiosi) poche le regole da rispettare: entrare a piedi nudi, non fotografare, mantenere un contegno "composto", evitare (indifferentemente maschietti e femminucce) abiti troppo succinti, niente schiamazzi, niente cibi, bevande, fumo.

L'unica eccezione consentita è il fumo sacro che si leva dagli incensieri ...

Personalmente visti gli abiti impolverati ho preferito restare all'esterno da dove è consentito fotografare, la luminosità è buona quindi non si perde molto.

Proseguiamo con le onnipresenti (in tutti i luoghi sacri orientali) ciotolone ospitano piante acquatiche e, principalmente, pesci rossi.

L'ultima foto mostra uno spicchio di vita comune: la funzione, officiata dai monaci del tempio, volta ad attrarre la benevolenza del Buddha sul'auto nuova appena acquistata, un simile comportamento è considerato un potentissimo talismano contro il cattivo Karma e tutte le altre possibili influenze malevole.

Adesso è ora di andare. Lasciamo, in riverente silenzio, questa, pur assolata, oasi di pace e torniamo alle moto. Ci aspetta, appunto, un'ora di moto-guida per rientrare a Pretoria. Farà caldo, molto ...

Asiatici/moto saluti.
Francesco
 
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Ciao,

Essendo in Africa "fa strano" parlare di tigri, resta il fatto che domani andremo a "Tiger Canyon". La storia di questa struttura nasce, con contorni confusi, da un progetto di salvaguardia/reintroduzione in ambiente di di tigri cinesi (Panthera tigris amoyensis, secondo le mie modeste informazioni).

In realtà il progetto sembra essere abortito e, adesso, si parla (ancora per ciò che so) di Panthera tigris tgris (ovvero la Tigre del Bengala). Altre fonti parlano di venti/trenta soggetti (alcuni asseriscono essere meno) più o meno "raccogliticci" che (provenendo da diverse situazioni di cattività) sono stati riabituati allo stato brado. Quindi credo che questo sia, principalmente, uno "show" perchè re-introdurre in ambiente esemplari con un patrimonio genetico incerto (e provenienza parimenti incerta) è cosa che spero venga evitata!

Sia come sia, andremo (e , andandoci, mi ritengo fortunato :100) a (cercare di) renderci conto di persona, per quanto ci sarà concesso di investigare ...

Tiger Canyon.jpg

Foto da: www.tigercanyon.com

Viene segnala, tra l'altro, una colonia di Cheetah (i ghepardi, la cui presenza è assolutamente in linea con dove ci troviamo) mentre la, asserita, presenza di due tigri bianche (!!!) non fa che aumentare le mie perplessità. Vedremo ... :104:.

Saluti felini (ed investigativi).
Francesco
 
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Ciao,

Alcune esperienze arrivano “inattese”, arrivare a Philippolis è stata una di queste. Eravamo sulla strada del Tiger Canyon, per arrivarci per tempo abbiamo dormito una notte nelle vicinanze. Abbiamo scelto a caso, ma abbiamo avuto fortuna.

Philippolis

Venne fondata (nel 1823) lungo la R717 (che tuttora si percorre per raggiungerla) fu, in principio, una stazione missionaria per divenire, in seguito, la prima cittadina del Free State (il nome “Free State”, tuttora in uso, nasce dall’avversione – all’epoca – verso il gioco d’azzardo e, più in generale, il “vizio”. Nello Stato Libero era, lecitamente, possibile comportarsi diversamente …). Settantacinque dei suoi attuali edifici sono considerati monumenti nazionali (molti di loro sono, oggi, di proprietà privata e questo ha consentito – nell’attuale sfascio generale – di mantenerli in condizioni molto buone). All’interno di uno di questi abbiamo dormito sulla via verso Tiger Canyon.

Phlippolis è un paesino “sonnolento” che sembra rammentare situazioni similare proprie di altre realtà, traslandolo in America: c’è – sotto un sole canicolare - l’ufficio dello sceriffo (il locale posto di polizia), il barbiere, un paio di negozi di generi diversi, l’ufficio postale, la locanda (ci un paio di guest-house), la chiesa (posta al centro della cittadina per attirare l’attenzione) bianca ed immacolata, qualche raro capo di bestiame sparso (l’allevamento specie bovino è fiorente nella zona). In un certo qual modo la struttura è riconducibile – credo – anche a paesi e cittadine della provincia italiana del secolo scorso.

NON saprei vivere (credo) a Philippolis ma la nostra breve visita è stata comunque interessante, anche perché di ha permesso di scoprire che …

Sir Laurens Jan van der Post (CBE)

Commander of the British Empire (CBE) ed amico personale di Carlo III° di Inghilterra, padrino di suo figlio il principe William è stato scrittore, fattore, soldato, educatore, giornalista, filosofo, esploratore e conservazionista, nacque a Philippolis nel 1906 (nella, allora, Orange River Colony) dove un piccolo Memorial Center ne mantiene – tuttora - viva la memoria.

Lyall Watson

A Philippolis ci sono anche tracce tangibili della vita, e delle opere, di Lyall Watson (1939/2008) che fu, anche lui, scrittore botanico, biologo, antropologo ed etologo. Tra le tracce più evidenti i manoscritti (parte) di quelli che sarebbero, poi, divenute libri.



Si conta, fra le nascite illustri anche quella di un grandissimo del rugby (uno sport qui seguitissimo) che risponde al nome di Adriaan Strauss. Non male per una realtà che (al censimento del 2011) conta(va) 3.648 abitanti.

01_Entrando a Philippolis.jpg 02_Monumento Nazionale.jpg 03_Monumento nazionale.jpg 04_Nostro alloggio, vedi 02.jpg 05_da Emily.jpg 06_da Emily, buon cibo italiano (originale!).jpg 07_da Emily, la cultura è di casa.jpg 08_da Emily, vista generale.jpg 09_La chiesa.jpg 10_Le tigri chiamano, è ora di andare.jpg

Come narra l'ultima immagine è ora - prossimo post - di "pensare" alle tigri ... :104:.

Francesco
 
Ciao.

LA gita (tre giorni)a Tiger Canyon si è rivelata una miniera di informazioni, storie, foto, video, in brve esperienze ... per riportarle (almeno in parte) mi ci vorrà del tempo. Per chi avrà la pazienza di seguirmi ...

Il "canovaccio" vorrebbe essere quello che segue:

  • Presentazione di Tiger Canyon
  • Chi è John Varty
  • Panthera Tigris (breve scheda informativa)
  • La tigre bianca
  • La tigre
  • La tigre bianca ed i cuccioli
  • I cuccioli (da soli)
  • La coppia
  • Le tartarughe
  • I ghepardi & gli “altri”
  • Concludendo: selfie e saluti con Greg.
Cercherò di essere il ... "meno lento" che mi riuscirà!!! :emoticons-allegre-6
Francesco
 
Ciao,

Tiger Canyon la Game Reserve (nelle vicinanze di Philippolis, Free State) che abbiamo visitato nasce dalla “iniziativa visionaria” di John Varty un fotografo/documentarista, un naturalista, un cacciatore, un poeta, un ranger, un sognatore, un … sud-africano.

Circostanziati “si dice” parlano della sua “convivenza” (12 anni seguendola nel bush …) con una leoparda. Col tempo la consuetudine è giunta ad un punto tale da spingerlo, senza vedersi rifiutato, a sdraiarsi accanto a lei per vegliarla nelle sue ultime ore.

Una delle sue tigri lo ha attaccato (a Tiger Canyon) spedendolo in camera operatoria per un (sei ore) intervento chirurgico d’emergenza. Le cause dell’attacco, subito da una delle sue “creature” non sono mai state chiarite sino in fondo.

John Varty racconta le sue vicende "animalesche" in un libro dal titolo Nine Lives, che ovviamente ho comprato e conto di leggere quanto prima. Mi aspetto molto da questo libro ...

Nile Lives by John Varty.jpg

Veniamo a noi: nel 2000, John Varty ha avviato un – contestatissimo - progetto di “re-wilding” della Tigre del Bengala. L'obiettivo è quello di stabilire una popolazione di tigri selvatiche al di fuori dell'Asia per poi, successivamente, inviare i nuovi nati nei paesi d'origine, sostanzialmente in India. Per tale ragione vine messa massima cura nel selezionare/accettare in allevamento solo esemplari con un corredo cromosomico "pulito" al 100%, non sono ammessi, in alcun modo, ibridi.

Nel 2003, i progressi del progetto di Varty sono stati documentati in una produzione di The Discovery Channel chiamata “Living with Tigers”. Ancora nel 2011, National Geographic ha realizzato un secondo documentario intitolato “Tiger Man of Africa”.

Tiger Canyon – oltre che di un micro-lodge (sei posti letto) dove abbiamo soggiornato - consta di QUATTRO quadranti (divisi tra loro per i motivi gestionali che vedremo in seguito), rispettivamente: Nord, Sud, Est ed Ovest, ma guarda un po' …

Il quadrante Nord è destinato ai ghepardi (cheetah, localmente), i restanti tre alle tigri. Muoversi in quello sud, viste le condizioni della pista, è molto impegnativo anche con una guida esperta e potendo contare su un 4x4 di prim’ordine. Poche volte ho visto un Land-Cruiser (Toyota) “faticare” in quel modo.

Tiger Canyon ospita – come detto - “Tigri del Bengala” allevate in numeri ridottissimi al fine di assicurare loro una eccellente qualità di vita e la capacita di mantenere/riguadagnare i comportamenti naturali propri della specie. Vengono mantenute “separate” al fine di evitare combattimenti tra maschi (quando le femmine vanno in estro) e, ancor più, accoppiamenti in consanguineità.

Una tigre adulta ha bisogno, per vivere “come natura comanda”, di un territorio enorme (mille ettari!!!), in ragione di tale necessità Tiger Canyon ospita 13 tigri - in tre gruppi - e 7 ghepardi (includendo i cuccioli al momento in crescita).

Alcuni “scambi” – di ghepardi – hanno già avuto luogo con paesi/altre Game Reserve circostanti. Per le tigri (meglio i loro cuccioli))i tempi sono, invece, prematuri. Un ghepardo è, recentemente, andato in Zambia,mentre è attesa una tigre (maschio) per inserire geni "freschi" nella linea di riproduzione. L'eventuale vasectomia dell'attuale maschio dominante (sempre per i motivi su esposti) è in discussione e non viene esclusa.

Va segnalato come ad onta delle estensioni immense di cui Tiger Canyon dispone fra i problemi di cui ho preso coscienza visitandolo c’è la necessità di (ri)fornire continuamente lo stock di prede cacciabili. A tale scopo sta prendendo forma un’ulteriore Game Reserve dove, in assenza di predatori, possa essere massimizzata la nascita/crescita di soggetti (ahi loro) destinati a sfamare i carnivori di Tiger Canyon.

Saluti felini.
Francesco


1  Ingresso al Lodge.JPG 2_Il laghetto.JPG 3_In Africa sono esagerati anche i girini!!!.JPG 4_Il canyon, che da nome alla struttura ....JPG 5_ ... come visto dalla nostra stanza.JPG 7_Relax Point (alla sera), buona cena e buon vino..jpg
 
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Ciao,

Adunque cominciamo ad entrare "in argomento" ... :104:.


Premessa: NON sarò breve (e dividerò il tutto in più parti visti i limiti "dimensionali" del forum)!

PANTHERA TIGRIS.

I dati sono di provenienza Wikipedia (ma non saprei dire quanto aggiornati), In rosso mi permetto di inserire le mie brevi considerazioni su quanto verrò esponendo.

La tigre (Panthera tigris) è il più grande dei cosiddetti “grandi felini” (tigre, leone, giaguaro, leopardo, leopardo delle nevi). È un cosiddetto “predatore alfa” ovvero si colloca all'apice della catena alimentare. Oltre che dalle dimensioni notevoli, è caratterizzata dalla particolare colorazione del mantello striato che serve a far mimetizzare l'animale più facilmente (il disegno del mantello varia leggermente da sottospecie a sottospecie). Panthera tigris (la Tigre indiana "del Bengala") vanta esemplari con strisce nere su sfondo bianco.


Sottospecie.



Sulla base dell'analisi morfologica e filogenetica sono state distinte nove differenti sottospecie di tigre.


  1. Panthera tigris altaica
  2. Panthera tigris amoyensis
  3. Panthera tigris corbetti
  4. Panthera tigris corbetti
  5. Panthera tigris jacksoni
  6. Panthera tigris sumatrae
  7. Panthera tigris tigris
  8. Panthera tigris balica - EX
  9. Panthera tigris sondaica – EX
  10. Panthera tigris virgata - EX

Uno studio (2017) sulla tassonomia dei felidi è arrivato alla conclusione che Panthera tigris comprende(rebbe) due sole sottospecie:

  • Panthera tigris tigris, che include P. t. virgata, altaica, amoyensis, corbetti e jacksoni, presente nell'Asia continentale
  • Panthera tigris sondaica, che include P. t. balica e sumatrae, presente a Sumatra e in passato a Java e Bali.
Ulteriori studi successivi (sul genoma di 32 esemplari) riconferma (riconfermerebbe?) la suddivisione in sei sottospecie viventi e tre estinte.

Secondo ulteriori info da me raccolte – appunto a Tiger Canyon – un’altra (più semplicistica?) classificazione divide(rebbe?) le tigri in macro-categorie: tigri “continentali” e tigri “insulari”. Conformemente a quanto affermato da uno dei sopracitati studi. NON credo, però, che in materia sia stata scritta la parola fine, ed ignoro quando lo sarà.

Le specie estinte.

Le tre specie si sono estinte nel 20° secolo: la tigre del Caspio, la tigre di Giava e la tigre di Bali, mentre un'altra sottospecie rischia di entrare in questa lista, la tigre della Cina meridionale (secondo alcune fonti questo ultimo passo risulta, ad oggi, compiuto. Purtroppo!

  1. La tigre del Caspio, Panthera tigris virgata. Era diffusa in Anatolia, Caucaso, Kurdistan, Iran, Afghanistan (oltre che in gran parte dell’Asia centrale sino alla Mongolia) ed era tra tutte quella diffusa più ad occidente ed era inoltre una delle più grandi, rivaleggiando per imponenza con la tigre siberiana. L'ultimo avvistamento in natura avvenne intorno ai primi anni settanta e non esistevano esemplari in cattività. La sua estinzione è stata attribuita alla caccia diretta contro la tigre e alla caccia verso le sue prede, nonché alla costante distruzione del suo habitat.
  2. La tigre di Giava, Panthera tigris sondaica. Era diffusa in Indonesia (Giava), mostra(va) una taglia più piccola rispetto alle specie continentali, era ampiamente diffusa sino al 19° secolo. Dichiarata ufficialmente estinta nel 1994. Le maggiori cause dell'estinzione furono la distruzione del suo habitat naturale, della caccia da parte dell'uomo e del declino del numero delle sue prede (IUCN, 2007) Nonostante un piano di salvataggio e di conservazione(2007) della tigre di Giava, non vi furono più avvistamenti.
  3. La tigre di Bali, Panthera tigris balica. Era diffusa in Indonesia (Bali), era la tigre dalla taglia più piccola. Considerata estinta dal 1937.Le maggiori cause dell'estinzione furono attribuite, dato anche il piccolo e limitato habitat che aveva a disposizione (isola di Bali), all'aumento della popolazione umana che comportò una forte deforestazione allo scopo di ottenere nuove superfici coltivabili. Il 27 settembre del 1937 fu abbattuto l'ultimo esemplare, una femmina.

Le specie viventi.

Tra le sottospecie ancora viventi, si distinguono per essere le più grandi per dimensione, la Tigre del Bengala (P. tigris tigris) e la tigre siberiana (P. tigris altaica), i cui esemplari maschi possono raggiungere i 3,5 m di lunghezza totale comprensiva della coda e arrivare a pesare fino a 280 kg.

  • La tigre reale del Bengala o indiana sopravvive in poco più di 4000 esemplari ( è di gran lunga la sottospecie più consistente). È caratterizzata dalla possibile colorazione bianca a strisce nere, denominata tigre bianca. Luogo di principale diffusione è l'India.
  • La tigre siberiana o tigre dell'Amur (la più grande in stazza tra le sottospecie) è caratterizzata da testa massiccia, pelo di un arancione chiaro, molto spesso e lungo, con striature ben distanziate fra loro, di color marrone anziché nero e zampe posteriori robuste e tozze, tutte queste caratteristiche fisiche sono frutto dell'adattamento alle rigide temperature del proprio areale di diffusione. A rischio critico di estinzione, non ne sopravvivono più di 300-400 esemplari adulti (IUCN 1996, Siberian Tiger Project, 2005). Nota particolare è la convivenza con la popolazione russa di lupo eurasiatico con il quale entra in competizione nella caccia, diversi studi hanno confermato che ove vi è una diminuzione di esemplari di tigre il numero di lupi cresce, mentre nelle zone dove la tigre è reintegrata il numero di lupi diminuisce.
  • La tigre della Cina meridionale dotata di un manto liscio con striature nere, corte e larghe molto più distanziate fra loro rispetto alle altre sottospecie, un tempo era comune in tutta la parte orientale del Paese ma oggi è avvistabile soltanto nella provincia dell’Hunan. La tigre della Cina meridionale viene considerata come la tigre «basale», la sottospecie da cui si sono evolute tutte le altre tigri. È stata recentemente classificata come una delle 10 specie animali più minacciate del mondo (esistono – come detto - pesanti perplessità in merito al suo permanere in habitat).
  • La tigre indocinese la popolazione, che nel 2011 era scesa a circa 350 esemplari, è distribuita prevalentemente in Birmania, Cambogia, Laos, Thailandia e Viet Nam. La tigre della Malaysia che era considerata indocinese nel 2004 è stata classificata come una diversa sottospecie, la Panthera tigris jacksoni o tigre malese, anch'essa oggi a rischio di estinzione.
  • La tigre malese è l’ultima tra le sottospecie identificate e riconosciute ufficialmente, infatti gli esemplari di questa sottospecie, in passato erano classificati come tigri indocinesi (Panthera tigris corbetti), ma recenti studi genetici (2004) hanno invece chiarito che si tratta di una sottospecie a sé stante. Non esiste un censimento preciso sulla tigre malese, secondo una stima effettuata nel 2007 ne sono rimaste alcune centinaia.
  • La tigre di Sumatra è caratterizzata dall'essere la più piccola tra tutte le sottospecie ancora esistenti, vive appunto sull'isola indonesiana di Sumatra. La popolazione selvatica è stimata tra i 400 e i 500 animali i quali vivono soprattutto nei parchi nazionali dell'isola. Come per le "cugine" indonesiane l rischio di estinzione è altissimo e classificato come critico.

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SEGUE:

Variazioni del colore del mantello.

Tigri bianche: sono conosciute da molto tempo, infatti il primo di questi felini bianchi fu scoperto verso il 1820. Non sono considerate delle vere albine e sono caratterizzate da strisce nere o marroni e occhi azzurri/blu. La variazione di colore è considerata una mutazione causata da un gene recessivo che inibisce la pigmentazione gialla del mantello alterando anche il colore delle strisce. Per le tigri bianche, come la sottospecie del Bengala, sono comuni alcuni disordini come lo strabismo e il sistema immunitario indebolito (a me è stato riferito solamente di una più marcata insofferenza all’elevata luminosità, circostanza che costringe le tigri bianche a tenere gli occhi socchiusi a scopo, appunto, protettivo). È stato confermato, da specifiche analisi genetiche che questo gene è unico della tigre del Bengala (e che gli esemplari di tigri siberiane bianche sono in realtà incroci di tigri siberiane e del Bengala).

Tigri bianche senza strisce: derivano da un'ulteriore modifica genetica che ha "rimosso" la maggior parte delle strisce che normalmente caratterizzano la tigre bianca, rendendo l'animale di un colore somigliante al bianco puro, ciò però non le rende delle vere albine. Anche in questo caso si tratta (tratterebbe) di incroci effettuati in cattività allo scopo di ottenere questa variante.

Tigri arancioni: Le tigri Golden (Panthera tigris tigris o Tiger Golden Tabby o strawberry tiger) sono una variazione di colore estremamente rara della tigre del Bengala, ancora una volta causata da un gene recessivo. Tali tigri hanno pelliccia color oro molto chiaro, gambe di un bianco pallido e strisce di color arancio debole. La loro pelliccia tende ad essere molto più spessa del normale rispetto ad altre tigri.

Tigri blu: la tigre maltese o tigre blu, è una forma di colorazione non provata della tigre, segnalata in gran parte dalla provincia cinese di Fujian. Si dice che abbiano una pelliccia blu scuro a righe grigie. Diversi autori ne parlano nei loro trattati, ma non è stata ancora provata la trasmissione di questo carattere. Si ritiene, quindi, che le tigri di colore blu o nero possano essere degli esemplari cromaticamente aberranti.

Tigri nere: come per la Tigre blu non esistono reali prove dell'esistenza di questo tipo di colorazione, anche se è stata parecchie volte segnalata l'esistenza di tigri nere, somiglianti a pantere nere, nella giungla di Travancore.

Distribuzione sul territorio.

Un tempo i territori occupati dalla tigre ricoprivano, quasi, l'intera Asia. Ma, nel 20° secolo, le tigri sono progressivamente scomparse dalle zone di sud-ovest ed in tutta la zona centrale dell'Asia, nonché dalle due isole indonesiane di Giava e Bali, da vaste aree del Sud-Est ed Asia orientale. Allo stato attuale le tigri hanno perso il 93% del loro areale. Secondo il WWF, nel 2016, rimanevano nel mondo circa 3890 esemplari di tigre allo stato selvatico (nel 1900 erano circa 100.000, nel 1980 ancora 21.500 circa). Attualmente la tigre è/sarebbe presente in Bangladesh, Bhutan, Birmania, Cambogia, Cina, Indonesia, Laos, Malaysia, Nepal, Russia, Thailandia e Viet Nam. Probabilmente sono presenti degli esemplari in Corea del Nord ma non vi sono prove recenti a conferma. Ad oggi, stante l’intervento umano a scopo protezionistico, popolazioni di tigri allo stato brado sono presenti in Sud Africa.

Habitat.

La tigre occupa più di duecento diversi tipi di habitat: dalle foreste pluviali tropicali ai boschi di conifere e betulle sino alle aree di mangrovia, dimostrando un'elevata adattabilità nell’affrontare zone climatiche completamente opposte tra loro (da quelle umide e calde ad aree estremamente rigide e nevose dove le temperature possono essere le estremamente basse, -40 gradi Celsius). In Bhutan sono stare trovate e fotografate tracce di impronte di tigri che dimostrano la loro presenza a quote comprese fra i 3700 e i 4300 metri. Si ignora se tale condizione sia dovuta alla crescente pressione antropica oppure se la tigre sia in grado di vivere a tali altezze, semplicemente non vi erano mai stati riscontri del genere in precedenza. Gli ambienti adatti alla tigre, presentano tre caratteristiche di valore primario: abbondanza di fonti d'acqua; un'elevata presenza di vegetazione che conferisce una buona zona di caccia e un buon riparo, presenza - da cacciare per sopravvivere - di prede abbondanti.

Riproduzione/Comportamento.

L'accoppiamento fra tigri può verificarsi in un qualsiasi periodo dell'anno, ma è più comune tra il mese di novembre e il mese di aprile. Gli accoppiamenti sono molto frequenti perché il periodo di fertilità della femmina dura pochi giorni, ed i ripetuti, ravvicinati, accoppiamenti aumentano le possibilità di fecondazione. La tigre femmina partorisce da sola, dopo un periodo di gestazione è di circa 93-114 giorni (3-4 mesi). Abitualmente vengono alla luce circa 2-4 cuccioli (si è registrato un massimo di sette). Il peso si aggira intorno ad 1 kg ciascuno (750-1600 grammi), i cuccioli sono contraddistinti, alla nascita, dalla totale cecità e dalla completa impotenza nel compiere grandi movimenti. L'allevamento dei cuccioli è in gran parte sostenuto dalla madre, tuttavia sono documentati gruppi famigliari di tigri del Bengala composti da entrambi i genitori. È stato anche osservato come in caso di morte della madre, sia il padre ad assumersi la piena responsabilità dei piccoli. La femmina di tigre torna in uno stato fertile dopo venti mesi dal precedente parto. Questo stato di cose dura fino ad un'età di 14 anni.

END OF PART TWO​

 
Continunando ...

Comportamento.

La tigre (specie quella “del bengala”) raramente muove in spazi aperti, le sue maggiori garanzie di successo nella caccia risiedono, infatti, nella possibilità di seguire furtivamente la preda per poi tenderle l'agguato nel momento più opportuno. Le tigri, animali solitari, sono di norma poco disponibili a dividere il proprio territorio con altri simili.

Comportamento sociale.

Il territorio di ciascun maschio include quello di diverse femmine. I maschi adulti quindi accettano la presenza di più potenziali compagne, mentre respingono l'intrusione di altri maschi adulti, che rappresentano dei rivali nonché un pericolo per i loro cuccioli. La tigre è dotata di moltissime possibilità di comunicazione, di una grande capacità di osservazione e di una buona conoscenza dei suoi simili. Queste caratteristiche, che contraddistinguono un animale sociale, lasciano ritenere che la tigre avrebbe potuto sviluppare abitudini spiccatamente gregarie se il suo habitat fosse stato favorevole. Questo spiegherebbe i (rari) casi riportati in cui tigri selvatiche hanno fatto squadra efficacemente.

Dieta.

La tigre ha un fabbisogno alimentare di 3-4 tonnellate di carne all'anno. Abitualmente, pur con eccezioni, caccia da sola. Dopo l’uccisione la tigre trascina la carcassa della preda in un luogo isolato, lontano da animali spazzini, di preferenza in prossimità dell'acqua, per nutrirsi. Una madre deve uccidere una volta ogni cinque-sei giorni, raggiungendo una quota annua di 60-70 prede, mentre una femmina priva di cuccioli non supera le 40-50 uccisioni. I cuccioli imparano a cacciare osservando la madre. La loro iniziazione comincia fin dalle prime settimane, attraverso i modelli di comportamento suggeriti dal gioco.

Attacchi contro l'uomo.

La tigre è il felino con la più alta reputazione di "mangiatore di uomini", particolarmente in India. L'uomo non è parte naturale della loro dieta, tuttavia può accadere che si verifichino degli attacchi da parte di alcuni esemplari nei confronti di esseri umani, non necessariamente legati alla ricerca di cibo, ma più semplicemente perché si sentono minacciate o per difendere il loro territorio, tuttavia dall’inizio del 20° secolo, le vittime umane si sono di molto abbassate. Vengono identificati come "mangiatori di uomini", solo quegli esemplari che considerano l'uomo come preda e lo attaccano per nutrirsi e che sono in grado di trasmettere e far accettare il sapore della carne umana, che normalmente non rientra nella loro "dieta", ai piccoli e perpetuare una linea di mangiatori di uomini. Uno dei casi più celebri di "mangiatrice di uomini" è sicuramente la "Tigre di Champawat", questo esemplare, secondo le differenti testimonianze avrebbe ucciso non meno di 438 persone in un periodo di otto anni.

Rischio d'estinzione e minacce.

Nonostante le misure a tutela della conservazione della specie, attualmente tutte le sottospecie di tigre sono da considerarsi in pericolo d'estinzione. Fino alla metà del Settecento, gli esemplari di questa specie erano numerosi e si spostavano agevolmente in ogni parte dell'Asia, costituendo i propri territori ovunque vi fosse abbondanza di prede (la loro popolazione complessiva superava le 100.000 unità, di cui 40.000 erano nelle giungle indiane). Gli esponenti delle classi agiate presero a considerare la caccia alla tigre come un'attività elitaria. Inoltre l'infittirsi dei rapporti commerciali con l'Europa incrementò la richiesta di legname di pregio come il mogano, che cresce nelle foreste indiane. Nel 2006 una stima mondiale mise in evidenza come gli esemplari in natura si aggirerebbero tra i 3.402 e i 5.140, mentre gli ultimi rilevamenti (anno???) pongono il numero intorno ai 3.200 esemplari. Secondo alcune fonti il trend avrebbe registrato – negli ultimi anni - una leggera inversione di tendenza con timidi segnali di crescita delle presenze in natura.

Caccia alla tigre.

«nous affirmons qu'il faut beaucoup de poudre et beaucoup de plomb pour chasser le tigre. [...] Je propose donc la carabine double, calibre de dix-huit millimètres, avec balle cylindro-conique, légèrement forée à l'arrière.»

«Possiamo affermare che ci vuole un sacco di polvere e piombo per la caccia alla tigre. [...] Propongo quindi di utilizzare un fucile a doppia canna, calibro diciotto millimetri, con una pallottola cilindrico-conica, leggermente forata nella parte posteriore.»

La tigre è stata considerata il trofeo di caccia per eccellenza nel corso del 19° e (inizio del) 20°secolo, causando una forte diminuzione del numero degli esemplari in natura. Le tecniche di caccia erano numerose, da quella a piedi con l'utilizzo di esche, quella con branchi di cani, quella a cavallo o con cammelli, oppure utilizzando tecniche come appiccando piccoli incendi per dirigere le tigri in determinate zone o quella di provocare la cecità all'animale attraverso apposite miscele diluite nell'acqua ove erano solite abbeverarsi, anche se la metodologia più diffusa era quella della caccia con gli elefanti.

Bracconaggio.

Verso la fine del XX secolo stante l'avvento dei divieti per la caccia alla tigre (grazie ai primi progetti di salvaguardia della specie, ultimo tra questi il divieto cinese del 1996) nacque un commercio illegale di tigre e dei suoi “derivati”, Il bracconaggio sosteneva soprattutto per il commercio delle ossa in favore della Medicina tradizionale cinese e nonostante le azioni per contrastarlo tale commercio illegale persiste. Vi sono altre richieste che alimentano la caccia di frodo quali il commercio di pelli, denti, artigli.

Distruzione dell'habitat.

Essendo la tigre una specie che necessita di grandi spazi per poter vivere e riprodursi, è molto sensibile a minimi cambiamenti/diminuzione dell'habitat in cui vive. Questi due eventi sono tra le principali cause che hanno portato la tigre al rischio d'estinzione. L’incremento della pressione antropica, la progressiva diminuzione delle aree di foresta a disposizione della tigre, l’inquinamento hanno comportato uno squilibrio nella biodiversità delle aree di pertinenza della tigre con drastica diminuzione delle prede e elevato rischio di contatto con l'uomo a seguito della trasformazione delle aree di foresta in zone agricole con annessa crescita delle aree urbanizzate.

END OF PART THREE​

 

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